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Referendum sulla riforma ospedaliera

Centrodestra e comitati locali promuovono la consultazione popolare per abrogare la riorganizzazione sanitaria della Regione. Provvedimenti contestati anche da molti Comuni guidati dal centrosinistra. Una mina pericolosa per il governo Chiamparino e un'ipoteca sul 2019

 

 C’è un altro referendum all’orizzonte. Ma solo in Piemonte. Il prossimo anno, presumibilmente in primavera, gli abitanti della regione potrebbero essere chiamati ad esprimersi su un quesito: abrogare o no la delibera con la quale la giunta di Sergio Chiamparino ha stabilito criteri e parametri per la riorganizzazione della rete ospedaliera. In realtà gli atti della Regione che potrebbero essere sottoposti al vaglio della decisione popolare sono due: oltre alla delibera 1-600 del 19 novembre 2014 oggetto del referendum è anche la successiva del 23 gennaio 2015 con la quale sono state apportate

alcune modifiche e integrazioni al testo originale. E questo anche in seguito alle pressanti richieste che erano arrivate un po’ da tutto il territorio, insieme a ricorsi presentati al Tribunale amministrativo regionale il cui esito sarebbe stato, tuttavia, sempre favorevole alla Regione. Ma le forti critiche nei riguardi della revisione della rete ospedaliera, predisposta dall’allora direttore regionale Fulvio Moirano e rivendicata come una riforma indispensabile (anche per l’uscita dal piano di rientro imposto alla sanità piemontese) dall’amministrazione Chiamparino, a partire dall’assessore Antonio Saitta, non si sono mai sopite.

 

 

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Pubblicato il 12/01/2017, nella categoria: Rassegna stampa