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“La sostenibilita'? Il problema e' l'evasione fiscale. Un italiano che paga le tasse sostiene da solo il Welfare di troppi connazionali che non le pagano“. E per la sanita'? “Erano piu' eque le mutue”

Approfondimento con l'economista di Tor Vergata sul futuro del Ssn. "C'e' bisogno di fare manutenzione. Ma per capire in che senso, bisogna prima decidere cosa fare su alcune questioni che riguardano complessivamente la società italiana: l’equita' fiscale e la questione meridionale in primis". E poi ancora: "Ministero della salute tecnocratico e poco autorevole. Iniziamo ad ascoltare e responsabilizzare cittadini e professionisti"

 

 19 DIC - Pochi giorni fa è stata presentata l'ultima edizione del Rapporto Crea Sanità che ha rimarcato l'ennesima crescita del gap di spesa sanitaria tra l'Italia e l'Europa occidentale e come questa differenza sia ancora più forte tra il Nord e il Sud del Paese stesso. Così, prendendo proprio spunto dalle risultanze e dalle analisi del report abbiamo deciso di approfondire alcuni scenari con il presidente di Crea Federico Spandonaro che in quest'intervista spazia a 360 gradi su nodi che inchiodano lo sviluppo del servizio sanitario. Come rendere compatibili gli equilibri macroeconomici con l’equità del sistema? Come rendere effettivo e stabile un nuovo equilibrio istituzionale fra Stato e Regioni? E come riorganizzare il sistema su due livelli, integrando l’assistenza pubblica di base con il crescente ruolo assunto dalla spesa privata, in particolare quella intermediata dalle polizze collettive? Questi i temi in ballo. Ecco cosa ci ha risposto Spandonaro.

 
Professore, nell’ultimo Rapporto Crea emerge il paradosso di pochi italiani onesti che finanziano tutto il Ssn. Ma se è così, allora, che senso ha parlare di sostenibilità?Si è così. I dati dimostrano che solo il 60% degli italiani riesce a coprire con l’Irpef versata la propria quota capitaria sanitaria finanziata dallo Stato tramite la fiscalità generale (senza quindi contare il resto delle prestazioni del Welfare). E un altro dato evidenzia che in Italia il 50% del gettito IRPEF è pagato da appena il 10% della popolazione. Detta in un altro modo, un italiano che paga le tasse correttamente tiene da solo sulle spalle il welfare di molti, troppi connazionali.

 
Altro che sistema egualitario mi viene da dire…
Senza un sistema fiscale efficiente cade l’assunzione (o promessa) di equità del sistema universalistico. E poi è chiaro che la situazione descritta impedisce politiche di prioritarizzazione: in altri termini, certo che poi diventa difficile dire ai pochi contribuenti, pagati pure i ticket. Il tema però non sembra interessare troppo la politica: ed invece l’evasione fiscale è una questione chiave per la sostenibilità del Welfare e  l’esigibilità del diritto alla tutela  della salute. Credo che ci farebbe bene  ripartire dalle dichiarazioni dei redditi, per capire chi sono i veri “sostenitori” del welfare. Certo, non mi aspetto sorprese: si tratta di pochi (e onesti) ricchi e dei lavoratori dipendenti. Senza contare che questi ultimi, non essendo certo benestanti, non riescono molto a spesso a pagarsi quello che è fuori dal Ssn. 
 
L’evasione fiscale è un male atavico del Paese. Non sembra facile la soluzione…
Comincio a pensare che il punto sia che far pagare le tasse a tutti fa perdere consensi. Sembra che il Paese debba reggersi su una economia marginale, sussidiata malamente. In ogni caso, alla prossima emergenza saremo costretti a scelte drastiche e allora le contraddizioni esploderanno: dobbiamo essere consci che con questa evasione il Ssn a molti non conviene, prima di tutto ai lavoratori dipendenti.
 
Vuol dire che sarebbe meglio tornare alle mutue?
Purtroppo sono i numeri a dirci che, in realtà, in un paese come il nostro risulterebbe paradossalmente più equo il sistema mutualistico. Oggi, poi, che spendiamo per la sanità oltre il 30% in meno rispetto agli altri Paesi Ue, e le risorse sono poche, le redistribuzioni “al contrario” (ovvero dai contribuenti agli evasori) diventano eticamente intollerabili. 
 
Uscendo da questi scenari da brividi un altro nodo chiave del Ssn rimane, anche dopo il referendum, la questione del governo della sanità tra Stato e Regioni. Lei difende il ‘federalismo’ soprattutto perché è riuscito a rimettere i conti in ordine. Ma a parte questo se rimangono le croniche differenze Nord-Sud qualcosa andrà pur messo a punto, anche senza modificare la Carta. Non crede?
Il fatto è che hanno funzionato meglio le regioni che il precedente assetto centralista (non solo dal punto di vista finanziario: con la responsabilizzazione delle regioni si è anche smossa una situazione stagnante nella gestione dei SSR meridionali); ovviamente il divario fra le regioni che funzionano e le altre rimane abissale. Ruberei una affermazione fatta da Giovanni Bissoni alla presentazione del nostro Rapporto: quello di cui abbiamo bisogno sono politiche nazionali per la sanità, non di neocentralismo. 
 
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Pubblicato il 20/12/2016, nella categoria: Rassegna stampa